
Siamo ormai abituati alle soluzioni digitali in tutti gli aspetti della nostra vita: dalla diagnostica, alla sicurezza negli ambienti di lavoro, fino alla tracciabilità dei pagamenti. In particolare, il processo di innovazione applicato all’industria del real estate prende il nome di proptech, dalla fusione delle parole inglesi property e technology. Se la storia del proptech quindi affonda le sue radici nell’esplosione stessa dei mezzi digitali e delle dot-com, ha conosciuto tuttavia una notevole espansione in tempi di pandemia, quando la visita online e il ricorso al mondo digitale hanno impedito l’affossarsi definitivo di un mercato messo già a dura prova.
Sono 184 le società che, secondo il Real Estate Center del Politecnico di Milano, operavano nel 2021 in Italia. Un incremento del 21% di start-up, focalizzate perlopiù al nord, e non a caso nell’area di Milano, che registra crescite record sia di compravendite, che di prezzi.
Il proptech, tuttavia, porta con sé una serie di nuovi modelli e paradigmi di business che influenzeranno inevitabilmente anche coloro che continueranno ad affacciarsi sul mondo immobiliare in modo “analogico”. Le nuove soluzioni, infatti, sfruttano le opportunità offerte da big data e AI a vantaggio dell’ottimizzazione delle strutture tradizionali, così da renderle efficienti e dinamiche.
Il mondo del proptech è dunque estremamente vasto: dallo Smart Real Estate, che sfrutta strumenti high-tech per gestire e controllare gli immobili, al Real Estate FinTech, che sfrutta le tecnologie nelle fasi a supporto della transazione economica, attraverso servizi finanziari e assicurativi di supporto come mutui, crowdfunding, e l’analisi di gestione di portafogli e asset immobiliari. Non mancano, tuttavia, servizi di Sharing Economy e di Professional Service, intorno al quale ruota un microcosmo di consulenti, servizi di marketing e analisi di mercato.
Sono finiti quindi i tempi in cui era “tecnologico” pubblicare online annunci di vendita e locazione. Ad oggi, le agenzie di real estate possono acquistare tramite internet gli edifici da mettere in vendita, affidandosi a software e algoritmi che effettuino una valutazione dell’immobile, così da garantire sempre un margine di guadagno. Lo stesso avviene in fase di definizione del prezzo, per capire se sia più conveniente vendere l’immobile, darlo in locazione, o ristrutturarlo per poi guadagnare una cifra più elevata.
Gli interior designer possono lavorare da remoto, ricostruendo in 3D gli spazi ripresi dalle fotocamere. I progetti possono quindi essere condivisi con altri collaboratori, ingegneri, architetti o sviluppatori, inseriti su siti web o applicazioni di crowdfunding.
La vendita avviene sempre online, con pagamenti rigorosamente tracciati: telecamere collegate da remoto consentono una visita virtuale degli spazi da parte degli acquirenti, che non sono più limitati quindi al solo pubblico nazionale, ma si rivolgono al più ampio panorama globale, interessato di solito all’acquisto per investimento.
E con l’incombere sul mercato dei big data e della tecnologia blockchain, il mercato immobiliare è ormai ad un ennesimo punto di svolta. Il settore è inevitabilmente destinato a crescere, lo dimostrano i fondi di investimento dedicati a questo modello di business. Finanziati, in molti casi, persino da rinomati istituti bancari.
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